
Oristano | Città della Ceramica
Oristano è, insieme ad altre 56 città italiane, Città della Ceramica, fa parte cioè della rete di comuni italiani di affermata tradizione ceramica, riconosciuti dal MISE, il Ministero dello Sviluppo Economico.
La lavorazione della ceramica ad Oristano è connessa alle caratteristiche
del suo territorio. La componente argillosa del suolo ha fornito la materia
prima per la realizzazione di vasellame a partire dal Neolitico.
L’argilla di Oristano ha un grande pregio: l'acqua una volta dentro la brocca non si putrefà, rimane limpida, a differenza di quella di Pabillonis, ad esempio, ricca di ossido di ferro più indicata quindi per la produzione di pentole.
Le testimonianze più remote sono oggi conservate nei locali dell’Antiquarium Arborense della città, con ceramiche che spaziano dal Neolitico all’epoca romana, per arrivare sino al Medioevo. Mentre quelle dei secoli più recenti si conservano nei laboratori artigiani della città, tra le sapienti mani dei maestri ceramisti di oggi, eredi dell’antica arte figulina oristanese, come Margherita Pilloni.
I figoli di Oristano (“figuli”, vasai o artigiani della ceramica) si ritrovano attestati per la prima volta in città in un documento risalente alla fine del XV secolo dove viene menzionato “su burgu de is congiolargios”, il sobborgo dei figoli, l’unico sobborgo produttivo in Sardegna che prende il nome dai ceramisti, a testimonianza dell’importanza ad Oristano della lavorazione della ceramica che veniva esportata in tutta la Sardegna, in Italia e talvolta all’estero.
Tra gli ultimi figoli della città, Giovanni Sanna è stato il maestro d’arte di Margherita Pilloni nella cui bottega ha trascorso una decina d’anni ad imparare con pazienza tutti i segreti di un mestiere antico e impegnativo, a tratti sfiancante, regolamentato già nel lontano 1692 con lo statuto del Gremio dei Figoli di cui, trecento anni dopo, la Cooperativa della SS. Trinità raccolse la secolare eredità proprio con Giovanni Sanna come ultimo presidente.
Tra le forme più caratteristiche della ceramica di Oristano, riprodotte fedelmente e, talvolta, rivisitate in chiave moderna da Margherita Pilloni nel suo laboratorio di ceramiche artistiche di Oristano, ci sono "sa brugna", usata per la conservazione dello strutto o delle olive, “su frascu” e “sa stangiada” manufatti utili per la scorta dell'acqua in campagna che trovate nella sezione Ceramiche della Tradizione in questo sito.
Ognuno di questi pezzi, secondo l’antico regolamento del Gremio dei Figoli risalente al 1692, doveva essere riprodotto in cinque misure per i diversi utilizzi che poi se ne facevano.
La caratteristica particolare della ceramica di Oristano, che arriva ad oggi dal periodo tra il XII e XIV secolo, è il rivestimento della ceramica con una smalto verde o giallo, talvolta supportato da ingobbio. Le ceramiche in quel periodo erano invetriate e finemente decorate con la tecnica dello stangiu, una coperta di ingobbio e vetrina. L’effetto ottico di questi manufatti è simile al bronzo o al rame brunito. Dal periodo tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo arriva una nuova tecnica decorativa, detta slip-ware, una decorazione ottenuta tracciando con l’argilla bianca motivi decorativi sul pezzo ceramico.
Tra gli antichi manufatti tramandati dalla tradizione oristanese troviamo anche l’anfora anulare, "su giranti", che veniva utilizzata per offrire il vino agli invitati durante i ricevimenti nuziali per poi essere donata agli sposi in segno di buon auspicio. Tipica solo di Oristano in Sardegna, si ritrova simile nella forma anche nel Sud Italia. Veniva commissionata ai figoli dalla famiglia degli sposi e veniva realizzata a due o quattro manici attorcigliati, con dei graffiti disegnati e color giallo miele e verde, tipiche tinte della ceramica oristanese. E poi veniva appesa con un laccio in cuoio.
Tra gli oggetti delle feste sempre utili per il vino, troviamo “su barilottu”. una borraccia dalla forma allungata che ricorda le piccole botti, anche questa utilizzata per offrire vino e vernaccia durante le cerimonie.
La produzione oristanese per eccellenza è però la caratteristica brocca della sposa, a due anse in verde e giallo. Mentre il pezzo più prestigioso della ceramica di Oristano è la brocca pintada a quattro anse.
I figoli d'inverno non lavoravano e, a casa, vicino al camino realizzavano con pazienza le ricche e minuziose decorazioni a rilievo per la brocca pintada di cui non c'era richiesta, non veniva infatti commissionata perché veniva prodotta su loro spontanea volontà per essere donata poi alle personalità del paese (sindaco, prete, vescovo, maresciallo, medico).

La brocca della sposa (in foto una riproduzione di Margherita Pilloni) invece veniva commissionata dalla famiglia della sposa e, a seconda della ricchezza e dell'importanza della famiglia, diventava più grande e ricca di dettagli. La sposa dopo il matrimonio andava a prendere l'acqua al fiume con questa brocca ed è lì che si scopriva che si era sposata, quindi le decorazioni non dovevano disturbare troppo l'uso che se ne doveva fare. La tipica brocca della sposa di Oristano è decorata con fiori, rose e angeli, è verde ma anticamente era color miele, a differenza di quella di Assemini che si contraddistingue per il colore marrone e per avere come decorazione magnifici carciofi pieni di dettagli.
Visto il fermento millenario nella produzione ceramica, nel 1925 ad Oristano viene aperta la Scuola d’Arte Applicata, diretta al principio dal celebre scultore nuorese Francesco Ciusa e dove insegneranno moltissimi artisti sardi.
Vicende storiche, affascinanti e travagliate, travolgeranno la scuola che però arriva fino ad oggi trasformata in Liceo Artistico “Carlo Contini”, dove Margherita Pilloni insegna dal 1985, che permette di conservare e far rivivere l’antica arte dei figoli oristanesi in attività fino agli anni sessanta del secolo scorso tra le botteghe nella celebre via Figoli.
Negli anni la diffusione della plastica ha soppiantato l’utilizzo dei contenitori in ceramica nella vita quotidiana che i figoli erano soliti produrre, costringendo numerose botteghe alla chiusura. Le piccole realtà hanno dovuto orientare la propria produzione non più a beni ordinari e di consumo, bensì all’arte. Oggi le officine di ceramica presenti in città producono oggetti d’arte che raccontano una storia antica affinché questa non venga mai dimenticata.
Scopri le Ceramiche della Tradizione di Margherita Pilloni, una collezione unica in cui ogni pezzo è creato a mano al tornio con maestria per celebrare la storia e l’arte dei figoli di Oristano.