Vulcani & Ceramica | Alla scoperta del Monte Arci

Vulcani & Ceramica | Alla scoperta del Monte Arci

La Sardegna è una terra di vulcani e, anche se nessuno di essi è attivo, ne sono stati censiti 42. Sotto uno di essi, il Monte Arci, nel 1960 è nata Margherita Pilloni, prima donna ceramista di Oristano, che, dal 1984, scrive una storia di arte, tradizione e innovazione combinando la memoria dei figoli oristanesi con il design contemporaneo, ispirandosi alla natura, alla terra, ai vulcani appunto, al mare, ma anche all’archeologia così come al passato più recente.

Vi portiamo con noi alla scoperta del Monte Arci e del profondo legame tra i vulcani e le ceramiche artistiche di Margherita Pilloni.

Il Monte Arci, nella Sardegna centro occidentale, ricade nel territorio di numerosi comuni dell'oristanese: Marrubiu, Santa Giusta, Villaurbana (paese di nascita di Margherita Pilloni), Palmas Arborea, Usellus, Villaverde, Pau, Ales, Morgongiori, Masullas e Siris.

Come detto, in Sardegna non sono presenti vulcani attivi ma la realtà geologica caratteristica dell’Isola consente di identificare antichi edifici vulcanici che ancora caratterizzano fortemente il paesaggio sardo.

Tra questi spicca appunto il Monte Arci, uno scudo allungato che si estende per circa 150 kmq e raggiunge la sua altezza massima in corrispondenza dell’allora condotto di alimentazione lavico di Trebina Longa (812 m s.l.m.).

Sul Monte Arci infatti si riconoscono ancora quelli che furono i condotti vulcanici, oggi tre torrioni basaltici: Sa Trebina Longa (812 m) e Sa Trebina Lada (795 m) in agro di Morgongiori e Su Corongiu de Sitzoha (463 m) in agro di Marrubiu.

Queste tre vette rocciose formano una sorta di treppiede da cui deriva il nome di Sa Trebina e sono la testimonianza delle ultime attività piroclastiche contemporanee alla formazione della depressione del Campidano, la sub-regione dove sorge Oristano, Città della Ceramica, nella quale opera Margherita Pilloni.

La formazione del Monte Arci si deve a due cicli vulcanici distinti.

Il primo, più antico, è caratterizzato da lave a cuscino, ialoclastiti e brecce vulcaniche. La maggior parte delle rocce visibili oggi si è formata durante la fase vulcanica più recente, che ha dato origine dapprima a lave acide ricche di silice, come rioliti e ossidiana, roccia che ha reso il Monte Arci famoso in tutto il bacino del Mediterraneo sin dai tempi più antichi. Successivamente, si sono deposti litotipi con un contenuto di silice inferiore, come daciti, andesiti, trachiti e basalti [fonte Museo dell'Ossidiana], che hanno ricoperto la sommità del massiccio oggi nascosta da rigogliosi e spettacolari boschi di leccio.

L’ossidiana, roccia di origine vulcanica formatasi in seguito al rapido raffreddamento di lave ricche in silice e alcali, era estremamente utile per la produzione dell'utensileria e delle armi preistoriche.

Essendo rara nel Mediterraneo (oltre alla Sardegna, si trova nell'Arcipelago Ponziano, a Lipari, a Pantelleria e nelle isole dell'Egeo) il Monte Arci fu un polo di attrazione molto forte sin dal Neolitico antico per le popolazioni mediterranee che giungevano in Sardegna ad approvvigionarsi del prezioso materiale utile per produrre utensili d’uso quotidiano, armi da getto (punte di freccia), lame, ma anche raschiatoi per la lavorazione delle pelli e, raramente, per ottenere monili e oggetti di ornamento.

Sono ancora visibili sulle pendici del monte i giacimenti di ossidiana sfruttati nel corso dei millenni, ma anche i centri di raccolta e le officine di lavorazione. Questa attività determinò un grande concentramento umano in quest'area, del quale rimangono ancor oggi numerose tracce sul territorio.

L’officina di Sennixeddu, citata per la prima volta nel 1839 da Alberto de La Marmora, è stata identificata come luogo di scheggiatura preistorica nel 1956 da Cornelio Puxeddu.
Gli scavi condotti dal Professor Carlo Lugliè dell’Università di Cagliari hanno consentito di comprenderne le diverse fasi d’uso e le caratteristiche tecnologiche.
La cavità naturale di Su Forru de is Sinzurreddus, situata poco a valle rispetto all’officina, rappresenta la più antica presenza umana stabile nella zona, con una necropoli datata al Neolitico Medio [fonte Museo dell'Ossidiana].

Un vulcano, il Monte Arci, che fin dalla sua scoperta, avvenuta ormai ottomila anni fa, affascina e attrae l’uomo per molteplici ragioni.

Nei vulcani dall’indole irrequieta ed effervescente Margherita trova ispirazione per le lavorazioni in terracotta e le rifiniture fatte di incrostazioni di materiali di recupero e sovrapposizioni di smalti, talmente veritiere da sembrare che quegli oggetti siano stati inzuppati in una colata di lava che si è solidificata regalando pezzi d’arte unici, non riproducibili una seconda volta, sempre diversi, difformi, eterogenei.

Visita la sezione Galleria d’Arte del sito e scopri come l’influenza di un vulcano si insinua silenzioso e con forza nelle ceramiche artistiche di Margherita Pilloni.
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